La storia di Antonio Palmaccio, da Maranola a Marsiglia

Originario di Maranola, un paese della Campania a circa 80 km al nord di Napoli, Fortunato Palmaccio e Maria Sparagna sbarcarono nella città fenicia nel 1897. Il loro figlio Antoine è nato poco dopo, il 3 gennaio 1899, al 19 di rue de la Reynarde, nei quartieri popolari vicino al porto distrutto dai tedeschi nel 1943. Il suo nome rispetta la tradizione: è sia quello del nonno che quello del patrono del paese di famiglia.

Dall’età di quindici anni, Antoine ha dovuto fare i conti con la legge. Il 14 dicembre 1914 si presentò davanti al tribunale penale per un reato minore commesso il 17 novembre dello stesso anno quando, in un bar del porto, concluse una lite con un violento colpo di testa. Seguirono varie condanne per reati minori, aggressione, possesso di armi proibite… Fino a quando, nel 1922, fu accusato di omicidio; ma, per mancanza di prove, fu assolto durante le assise. Ora fortemente coinvolto nella criminalità a Marsiglia, si imbarca per l’Argentina nel 1924. A Buenos Aires, gestisce una “casa della tolleranza” nella “calle marsellesa”; le ragazze che ci si prostituiscono, reclutate a Marsiglia, provengono dagli altipiani della Provenza. La violenza diventa un’abitudine. A seguito di una disputa finanziaria, uccide con un revolver un altro emigrato francese, Emile Bakry Cohen. Per sfuggire alla polizia argentina, ritorna illegalmente in Francia.

L’indagine della polizia argentina lo travolge. Francese di ius soli, sapeva di non poter essere estradato, nonostante le ripetute richieste del Ministero degli Affari Esteri argentino. Arrestato a Marsiglia per questo crimine nel dicembre 1924, fu condannato nell’ottobre 1926 ad 8 anni di prigione e a 10 anni di divieto di soggiorno nella città di Marsiglia, pena ormai scomparsa nel codice penale francese. Riuscì comunque a gestire un albergo con servizi speciali, situato al 72 di rue de Rome: “un luogo di dissolutezza, un rifugio per ragazze sottomesse e criminali”, come descritto dalla polizia nel dicembre 1933; Antoine fu poi presentato dalla polizia come “un individuo violento, pericoloso, sempre armato e quindi un pericolo per la sicurezza pubblica”. Ciò fu confermato pochi giorni dopo, il 2 gennaio 1934, mentre era ancora bandito da Marsiglia: alle 21.30, dopo aver festeggiato il Capodanno ad Aix en Provence, falciò un funzionario dogonale a un posto di blocco all’entrata di Marsiglia, anch’egli era di origine italiana, che gli faceva segno di fermarsi; quest’ultimo morì all’istante. Antoine dichiarò durante il suo processo di non averlo visto. La polizia ha notato che l’illuminazione del veicolo era in modalità standby nonostante la notte buia. Nel 1938, tornò alla corte d’assise per un altro tentato di omicidio. L’8 gennaio ha ferito gravemente un avversario politico con un’ arma da fuoco.

La guerra gli ha permesso di ripristinare la sua immagine. Da fonte affidabile, alla fine del 1942 si è unito alla rete di resistenza francese di Brutus. Il 20 giugno 1943 fu arrestato dalla Gestapo e interrogato presso il suo quartier generale, al 25 di rue Paradis, per aver ospitato combattenti della resistenza. L’evento è stato decisivo. Era totalmente impegnato nella Francia Libera e partecipò ai combattimenti fisici per la liberazione della città nel 1944. Questo gli valse la Croix de Guerre (il 21 marzo 1947) e la medaglia della Resistenza (il 29 gennaio 1948). Questo impegno fu tanto più lodevole in quanto il proprio fratello Marius, nato a Marsiglia nel 1915, aveva scelto di collaborare con l’occupante nazista. Fu ucciso dalla Resistenza durante l’assalto al quartier generale della Gestapo a Villa du Montfleury a Cannes il 29 agosto 1944 per essere stato un esperto informatore.

Antoine morì a Marsiglia il 24 maggio 1951, all’età di 52 anni.


PALMACCIO Robert

Vice Presidente dell’Associazione Internazionale per gli studi genealogici italiani

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