Il clamoroso caso dell’Arcivescovo di Gaeta Contieri che emana un Interdetto nei confronti dell’Annunziata nel 1878 per esservi stati svolti i funerali del Re Vittorio Emanuele II
Il clamoroso caso dell’Arcivescovo di Gaeta Contieri che emana un Interdetto nei confronti dell’Annunziata nel 1878 per esservi stati svolti i funerali del Re Vittorio Emanuele II
Il Basso Lazio si dimostra, sempre più, un territorio ricco di beni culturali di primaria importanza. Attualmente possiamo rintracciare molteplici oggetti del nostro territorio, esposti in mostre temporanee.
Una missione delicata, quanto importante per i fini scientifici che si prefigge, quella partita ieri da Gaeta. Il team, capitanato dall’architetto Luigi Valerio e dal biologo Adriano Madonna, ha come destinazione la Patagonia argentina.
E’ il 6 di maggio 1945, l’ufficiale di stato civile di Formia riceve dalla direzione dell’801° ospedale da campo di Petrasso copia dell’atto di morte del soldato D’Onorio De Meo Antonio, figlio di Pasquale, della I° compagnia artieri.
A due mesi dall’apertura della mostra “Recycling Beauty” presso la sede milanese della Fondazione Prada, solo ieri a livello locale è stata diffusa la notizia dell’esposizione del celebre vaso di Gaeta.
Il Re arrivò a Mola sabato 31 luglio a bordo della Galera (nave) ammiraglia della sua flotta (nave capitana). Assieme al lui le galere S. Filippo e S. Gennaro in cui erano imbarcati la Sua corte ed il ministro di Francia Biffy.
Il Re dovette mandare a terra il suo medico personale Don Francesco Boncore. Era stata artatamente fatta girare voce a Napoli che a Mola e Castellone era in corso un epidemia di “malattie pericolose” (1).
Accertato che si trattava di voci menzognere Re Carlo di Borbone scese a terra e dormì, le cronache dicono, comodamente in una casa sul lungomare da cui poteva osservare il proseguire dell’assedio di Gaeta.
1822 – Il Comune di “Mola e Castellone” si godeva il primo anno di indipendenza riconquistata dal Comune di Gaeta. Fu anno molto speciale quello che da l’idea del traffico di ospiti, anche di altissimo rango, che la città era abituata a ricevere ogni anno. Stesa sull’appia, Formia, era utilizzata sempre ed in ogni viaggio per una tappa nella tratta Roma – Napoli, sia che si uscisse sia che si entrasse nel Regno di Napoli.
I SCIUSCI sono nulla di più che canti di questua. Popolani, braccianti, agricoltori che a san Silvestro portavano in gruppo una serie di canti popolari in omaggio al “padrone” chiedendo in cambio cibo e vino.
di Daniele Elpidio Iadicicco Lo stabile che ospita il Comune di Formia è di proprietà pubblica sin dal 1807. I dettagli di come questo sia pervenuto allo Stato vengono fuori
La città di Formia subì, a partire da metà ottocento, un grande processo di restauro ed ammodernamento. La nuova classe dominante, quelle borghese, era fiorita molto in città facendo crescere industriali, commercianti, imprenditori. Il Re Ferdinando II non mancò di accompagnare questa crescita con lavori straordinari e nuove infrastrutture.