Ex Colonia Di Donato: subito un tavolo per sbloccare il recupero.


Attendismo politico da una parte e contenzioso civile dall’altra rappresentano i nodi che bloccano la rinascita dell’area Di Donato. È necessaria una svolta, il sindaco prenda in mano la situazione e non perda un’ulteriore possibilità per la riqualificazione di Formia!
L’ex Colonia Di Donato, acquisita a patrimonio comunale dalle amministrazioni di centro-sinistra che ottennero anche un importante finanziamento  per un primo intervento di risanamento strutturale dalla Giunta Marrazzo, è un bene strategico che per troppo tempo è stato sottratto alla comunità.

Il rischio di gettare diversi milioni di euro stanziati nel 2011  dalla regione Lazio resta elevato. Parliamo di un’opera centrale nel panorama socio-economico della città, bloccata dalle vicende giudiziarie e dalla mancanza di visione che sta caratterizzando questa stagione politica cittadina.

Questo avviene in una città che oramai da diversi anni deve affrontare la problematica della riqualificazione di vecchie aree industriali come la ex Salid e la Temperina; eredita luoghi decadenti, in passato simboli del boom economico quali il Seven Up e Marina di Castellone e,  al tempo stesso, è incapace di recepire una legge regionale sulla “Rigenerazione urbana e recupero edilizio”.

Ecco, qui c’è una prima grande questione da affrontare politicamente, abbandonando la cultura del sospetto che spesso ne ingessa l’azione: non stiamo parlando solamente di recuperare gran parte del patrimonio pubblico dismesso, ma di compiere scelte chiave che rimettano in moto il tessuto socio-economico migliorando la vocazione turistica della città e rendendola più moderna.

Prima d tutto, però, viene l’esigenza di congelare il finanziamento residuale di circa tre milioni  di euro ancora presente nel bilancio regionale, istituire un tavolo in Regione aprendo un dialogo serio e costruttivo con l’IPAB e attuare una revisione del progetto alla luce delle mutate esigenze sociali.
Se non si affronta in questi termini la questione, specialmente se non si apre un canale di dialogo costante con tutti gli attori presenti al tavolo, la Di Donato si trasformerà in una cattedrale nel deserto. In assenza di risorse si può lasciarla lì e far finta che non esista, nel nostro caso siamo tenuti a domandarci se possa essere qualcos’altro.

Non più solamente un “centro polivalente a servizio degli emigrati laziali” bensì un luogo di accoglienza e di contaminazione sociale, un Ostello della Gioventù che sia crocevia di esperienze, tradizioni e religioni diverse, oltre che ad affermare la realizzazione di una spazio per le associazioni locali e i ragazzi del quartiere. Formia, grazie alla sua storia e alla sua posizione geografica, è chiamata a svolgere un ruolo chiave nel sud della provincia. Da qui l’importanza di un rilancio dell’intera città attraverso la promozione di politiche giovanili, di cooperazione, scambi culturali e valorizzazione del patrimonio ambientale e storico-artistico.
Si tratta, per l’appunto, di investire le ingenti risorse presenti in Regione e in Europa in progetti con una chiara visione di città e di territorio.

Abbiamo bisogno di ricostruire la città creando un ambiente attrattivo per l’imprenditoria privata e la progettualità pubblica.
Abbiamo bisogno di politiche di prospettiva: ci vuole visione, come Partito Democratico vogliamo immaginare una città che si ribella a questa progressiva deriva e che ripensi il suo futuro intercettando tutte le risorse esistenti.                                                                                    

                                                                                                                                                                                                                                                                                            Partito Democratico di Formia

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