Sesso, sangue, soldi: da Zannone all’Italia intera e non solo

di Lino Sorabella

49 anni fa, a Roma in via Puccini, si consumava un efferato fatto di sangue: un crimine covato anche nel nostro territorio, che avrà talune ripercussioni nella storia politica italiana. Il 30 agosto 1970 il marchese Camillino Casati Stampa di Soncino uccide, nella propria lussuosa abitazione, la moglie Anna Fallarino e il suo amante per poi rivolgere il fucile verso di se e farla finita. Poteva sembrare un apparente dramma della gelosia, ma attraverso il diario del marchese e una collezione di foto proibite scattate da lui alla moglie in compagnia di sconosciuti (scelti quasi sempre da lui) sveleranno un amore che per l’epoca appariva notevolmente “malato”.  Sta di fatto che una parte di queste foto erano scattate nella villa del marchese sull’isola di Zannone, dove, tra i resti di un monastero medievale, si consumavano rapporti libidinosi e in alcuni casi di gruppo. Queste particolari storie, già in parte note all’alta società italiana frequentata dai marchesi, avranno un risvolto negativo quando Anna Fallarino si innamorerà di uno di questi frequentatori occasionali, Massimo Minorenti. Il disagio di Camillino, per questo tradimento da parte della moglie, covato anche sull’isola di Zannone, porterà alla tragedia.  L’immenso patrimonio dei Casati Stampa, finirà nella disponibilità della figlia di primo letto del marchese, Annamaria, ma l’isola di Zannone sarà espropriata dallo stato italiano ed oggi è parte del Parco Nazionale del Circeo. Tra i tanti beni di Annamaria Casati Stampa figura anche una immensa villa settecentesca in Brianza dotata di 128 stanze, una biblioteca con 10.000 volumi antichi e una pinacoteca con pitture del quattro-cinquecento. Per l’erede diciannovenne, minorenne per l’epoca, viene nominato un tutore che aveva come assistente l’avv. Cesare Previti, il quale continuerà ad assistere legalmente l’ereditiera per diversi anni, proprio per la gestione del suo patrimonio, per le necessarie monetizzazioni, per i rapporti con il fisco italiano. Annamaria Casati si trasferisce in Brasile e sarà Cesare Previti a convincerla a vendere parte del patrimonio, tra cui la villa brianzola: la prematura scomparsa dei frequentatori dell’isola di Zannone, permetterà ad un rampante imprenditore di acquistare la villa per 500 milioni di lire pagate attraverso azioni (riacquistate qualche anno dopo dallo stesso immobiliarista per 250 milioni di lire in contanti, quindi a metà prezzo); inoltre nella trattativa Annamaria non voleva includere la biblioteca e la pinacoteca, ma ciò non avvenne. Sta di fatto che la villa nel 1974 diverrà residenza dell’acquirente, ma solo il 2 ottobre del 1980 sarà sottoscritto l’atto di vendita (lasciando a carico della Casati le tasse di proprietà per 6 anni). Qualche tempo dopo quella stessa villa sarà messa a garanzia di un finanziamento di 7 miliardi e 300 milioni di lire. Nel tempo, la villa diverrà un mezzo di ostentazione di lusso e di egemonia verso tutta la classe politica nazionale ed estera, contribuendo all’ascesa politica del proprietario: stiamo parlando della villa di Arcore, oggi di Silvio Berlusconi.

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