di Daniele E. Iadicicco
in copertina lo stemma della famiglia Kalckreuth
La morte di “Edvino” Kalckreuth, avvenuta a Formia il 29 maggio del 1862, è stata documentata negli annali del risorgimento italiano, sin dal giorno della sua uccisione. Questa storia è stata però, come tante di quel periodo, raccontata in maniera frettolosa, riportando all’infinito il resoconto trascritto nel 1862 da diverse fonti dell’epoca.
Il Conte Kalckreuth partecipò alla resistenza borbonica che si opponeva alla conquista sabauda della penisola che avrebbe portato all’unità nazionale nel 1861. De Christen, Lagrange, Zimmerman sino a José Borjes, non sono che alcuni degli stranieri che vennero in Italia per partecipare alla campagna di riconquista in favore dei Borbone delle Due Sicilie, che loro percepivano, giustamente, come dei Sovrani legittimi spodestati del loro diritto.
In breve il racconto che sino ad ora si è proposto sul “Conte Edvino”: all’alba del 29 maggio del 1862, il Conte fu fermato sulla strada di Maranola, assieme a quattro sodali (alcuni fonti riportano fossero solo 3). Al momento dell’arresto tentò di sfoderare delle armi, fu disarmato e condotto a Maranola, non senza difficoltà per i continui tentativi di liberarsi. Interrogato dal Sindaco a Maranola, fu poi ricondotto a Formia. Scrissero che prima di morire gli fu permesso di scrivere una lettera all’ambasciatore Sassone a Parigi. Fu scritto che perquisito fu trovato in possesso di armi e molti documenti compromettenti che lo incriminarono. Fu condannato a morte e fucilato assieme ad uno dei suoi accompagnatori, tale Nicola Zappa.
Ma chi era davvero questo conte? In Italia usava lo pseudonimo di Carlo Mayer ma il suo vero nome era Edwin Graf von Kalckreuth (nato nel 1822). Fu Capitano KK di Prussia per poi divenire “ufficiale di stato maggiore delle Due Sicilie”. Risulta che il grado da Ufficiale gli fu concesso al momento della sua collaborazione con il Gen. Luigi Alonzi ( detto Chiavone). Edwin era figlio del Conte Hans Wilhelm Adolph Graf von Kalckreuth. Suo zio era il famosissimo Conte Friedrich Adolf von Kalckreuth (1737–1818) aiutante del principe Enrico di Prussia , fratello di Federico II.
Il racconto della sua morte risulta però poco chiaro. L’atto di morte, presente nell’archivio civile del Comune di Formia, riporta che il giorno 29 maggio alle ore 7.30 morì Carlo Mayer, di anni 39, nato in Gotha, Sassonia, figlio di Adolfo. Queste poche righe riscrivono la sua storia.
- Le autorità di Formia, civili e militari, non ebbero neanche il tempo di capire chi fosse, avendo registrato la morte con lo pseudonimo di Carlo Mayer.
- L’orario di morte, 7 e mezza, testimonia il fatto che non ci furono ne interrogatori, ne resistenze. Il conte fu preso ed ucciso sul posto.
Come avrebbe potuto Kalckreuth scrivere all’ambasciatore senza usare il suo vero nome? Come avrebbero potuto le autorità permettere l’invio di una lettera ad un ambasciatore senza sapere chi fosse il prigioniero e senza aspettare eventuali autorizzazioni a procedere?
Molto probabilmente una volta che scoprirono chi avevano ucciso, riscrissero la storia della sua morte, evidenziandone difatti anche il coraggio e la forza della resistenza. La notizia non tardò di provocare proteste e sdegno da parte della potente famiglia Kalckreuth e l’imbarazzo del governo savoiardo. La biblioteca digitale tedesca ( Archivio segreto di stato del patrimonio culturale prussiano) conserva gli atti di arresto del Conte che viene però fatto arrestare a Messina (l’errore nasce perché a Messina c’è il paese di Castelmola, spesso confuso con Mola oggi Formia). Lo stesso archivio tedesco svela un ulteriore pseudonimo di Edwin, quello di “Emilio Klicki”.
Il connazionale, scrittore e giornalista Ludwig Richard Zimmerman che condivise l’avventura tra le fila dei Briganti, servendo la causa borbonica, dedico al Conte Edwin, dopo la sua morte, una bellissima poesia in tedesco. Di seguito vi riporto la traduzione in italiano della poesia, che ho richiesto alla professoressa Alessandra Forcina, che ringrazio per la collaborazione:
La battaglia è finita; il silenzio della tomba regna sull’elevato, imponente bosco,
dove un tempo risuonavano i nostri canti, dove un tempo riecheggiava il nostro grido di guerra.
Disperse, distrutte e abbattute sono da molto tempo le truppe dei fidati; nel bosco notturno sull’alto delle rupi giacciono i vostri decomposti resti mortali;
mi muovo nello spirito attraverso i boschi, dove fummo ospitati così fieri e liberi; porgo omaggio ai luoghi tutti, dove abbiamo combattuto, così a lungo, così fedelmente.
Mi dirigo verso la costa in lontananza, verso la superba altura di Gaeta e mi trattengo con lo sguardo carico di lacrime in piedi davanti ad una piccola collina.
Qui, in una mattina di primavera, colma del magnifico splendore del sole, l’ultimo sguardo rivolto verso il nord, si chiuse il tuo occhio incontro alla notte eterna.
Qui tu guardasti sorridendo ai nemici, che un tempo così spesso fuggirono da te;
qui affondasti fiero e maestoso, un autentico coraggioso figlio della Prussia.
Il 29 Maggio morì anche Nicola Zappa, di Monte d’Alife in Sora, di 27 anni, ucciso sempre alle 7.30 a Formia.