#Formia: I TROFEI d’ARMI di Santa Teresa

di Daniele Elpidio Iadicicco

La città di Formia subì, a partire da metà ottocento, un grande processo di restauro ed ammodernamento. La nuova classe dominante, quelle borghese, era fiorita molto in città facendo crescere industriali, commercianti, imprenditori. Il Re Ferdinando II non mancò di accompagnare questa crescita con lavori straordinari e nuove infrastrutture.  A partire dal 1852, dopo l’acquisizione di Villa Caposele, il Re e la famiglia Reale presero a frequentare Formia sempre di più sino ad arrivare tra il 56 ed il 58 a stare quasi in pianta stabile nella Reale Villa Caposele.

La presenza del Re imponeva però misure di sicurezza diverse, stessa cosa dicasi per il crescente numero di abitanti. Per questi due motivi Formia fu dotata di ben due nuovi quartieri militari. Il quartiere militare di Sant’Erasmo (nato ristrutturando l’ex convento oggi colonia di Donato) ed il quartiere militare di Santa Teresa (ristrutturando l’ex convento dei carmelitani attuale Palazzo Comunale).

Riservandomi di dedicare uno spazio ad-hoc sui due quartieri e sulla loro realizzazione, una storia curiosa viene fuori circa il quartiere militare di Santa Teresa. Questo doveva ospitare sia reparti di fanteria, sia di cavalleria. Presero infine posto anche i Carabinieri e l’undicesimo battaglione “cacciatori”.  I lavori del nuovo quartiere furono affidati all’imprenditore edile Don Luigi Capolino, che in quegli anni costruì praticamente tutto in città e non solo.

Per adornare l’ingresso del nuovo quartiere militare il Re decise “motu proprio” di far realizzare due “trofei d’armi” in ferro fuso. Molto comuni i “trofei” in muratura, stucco a parete, pochi quelli in bronzo davvero rari quelli in ferro.  Un modello in legno fu affidato all’intagliatore Bernardo Manco di Napoli. Il trofeo militare doveva esaltare la grandezza di fanteria e cavalleria ed il loro onore militare.

Nel fondo, in possesso dell’archivio di Stato di Caserta, si conservano molti documenti circa il modello in legno. L’unica nota riferita ai trofei in ferro racconta che dopo aver realizzato il modello in legno i trofei sarebbero stati realizzati alla “Fonderia di Zino” (2).  “Fu necessario un tempo di lavorazione di due mesi per arrivare a realizzare per bene i trofei. Il risultato fu molto soddisfacente e rese soddisfatto anche il Re in persona” (3). Quest’ultima nota ci darebbe un indizio circa la realizzazione degli stessi che però non hanno altri riferimenti né se ne conservano tracce storiche.

Ad agosto del 1855 il modello in legno, evidentemente non più necessario, fu trasportato da Mola a Caserta presso l’archivio provinciale dall’Ing. Giuseppe Cassetta del “Corpo degl’ingegneri delle acque e strade”.  Un piccolo mistero finale sta nel fatto che 5 anni dopo, nel maggio 1860, pochi mesi prima dell’inizio dei processi di unificazione italiana, all’archivio provinciale di Caserta si presenta Don Luigi Capolino, l’imprenditore edile di Formia che aveva in appalto la costruzione del quartiere militare, per richiedere nuovamente il modello in legno dei trofei.

I trofei non furono più realizzati ed il Capolino fu chiamato a completare l’opera? Il nuovo Re Francesco II voleva completare un’opera tanto voluta da suo padre? Domande che non troveranno risposta. Bello però leggere di una Formia in fermento in cui tutto cambiava e grandi cambiamenti venivano posti in essere. Oltre i quartieri militari furono restaurati contemporaneamente il cisternino “borbonico”, la Chiesa di Santa Teresa anche con il contributo del Cav. Filippo Albito Piccolomini, con quadri dedicati a San Giovanni ed a Sant’Erasmo commissionati a Pasquale Mattej , il nuovo Comune in Via Lavanga, nuove strade ed uffici amministrativi.  Un processo di rinnovamento che durò per quasi cento anni per poi frenare inesorabilmente ai giorni nostri.

(1)          :  Tradizionalmente si designa con il primo termine l’esibizione di una parte o dell’insieme delle armature tolte al nemico, sia nella forma reale sia nella traduzione artistica, allestite in forma antropomorfa o ammucchiate in cumuli; mentre con il secondo si indicano pitture e rilievi che presentano le armi allineate in sequenze continue o inserite nelle metope di fregi dorici. TRECCANI

(2)          La prima sede della fonderia e stabilimento meccanico della Zino & Henry fu impiantata nelle grotte di Capodimonte intorno al 1836. L’industria fu aiutata e incoraggiata da Ferdinando II nella sua politica di autonomia tecnologica e produttiva dall’estero. Quicampania.it

(3)          Archivio di Stato di Caserta

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