Formia: 1460 giorni per accettare la donazione Ranucci ed ancora non ci siamo

1460 giorni. Quattro anni ed ancora non ci siamo. Era il 22 di aprile del 2016 quando veniva annunciata con molta enfasi la donazione, da parte della famiglia del Senatore Ranucci, della proprietà attigua ai Ninfei Colagrosso. Annunciava allora il Senatore in una lettera: ” Negli ultimi anni di attività la sua Amministrazione (si riferisce al Sindaco Bartolomeo) si è contraddistinta per il rilancio culturale e turistico della città di Formia, per la valorizzazione di siti archeologici e storici e per le varie manifestazioni culturali. La mia famiglia possiede da molti anni un sito di rilevanza archeologica: l’area che confina con le Mura di Nerva ed il mare, sovrastante le Grotte di Sant’Erasmo. Nell’intento di contribuire alla realizzazione del parco archeologico di Formia, la mia famiglia ha preso in considerazione la possibilità di donare tale area al Comune con il solo vincolo di inalienabilità dell’intero complesso: questo in ricordo di due famiglie, la famiglia Ranucci e la famiglia Colagrosso, che hanno avuto origine a Formia e che hanno tanto amato la nostra cittadina. Rimango a Sua disposizione per tutti i procedimenti formali necessari”.

Ebbene nonostante la disponibilità del Senatore quell’atto formale non è mai arrivato e l’atto di donazione della proprietà Colagrosso ancora non è stato registrato.

Chi vi scrive non quattro ma otto anni fa aveva già segnalato l’importanza di quel sito che allora tra l’altro giaceva sotto cumuli di immondizia.

Passò qualche anno e prima dell’annunciata donazione accompagnai personalmente una troupe RAI che realizzò un servizio sull’archeologia nascosta a Formia e nel Lazio. In una delle “stanze” dei preziosi stucchi rendono unico e di primaria importanza il sito a livello archeologico. Nonostante il lavoro dei volontari che saltuariamente ripuliscono il sito, i Ninfei sono oggi ancora sotto cumuli di immondizie.

Sembra tra l’altro che la donazione riguardi il solo terreno tra il famoso Muro di Nerva e questi stupendi Ninfei detti Colagrosso. Tale terreno permetterebbe, grazie ad una semplice scaletta, di accedere a quello che potrebbe facilmente, assieme alle grotte di Sant’Erasmo, divenire un ricco parco archeologico.

Se poi da qui si riuscisse ad arrivare sul lungomare anche ai tesori archeologici, ancora gelosamente detenuti in mani private, nella Reale Villa Caposele, ecco che Formia diverrebbe di nuovo tappa fondamentale per il turismo archeologico tra Roma, Napoli e Pompei.

Accesso via spiaggia ai Ninfei Colagrosso

Ma Formia è destinata a rimanere città dei progetti irrealizzabili. Città in cui pure sulle opportunità inizia a crescere il muschio. Una città che da quarantanni lascia deperire qualsiasi progetto archeologico, come industriale o commerciale. Basti pensare a spazi come la “Temperina”, la Salid, il “Marina di Castellone”, l’Ex Seven Up come pure al recente problema con il Pastificio Paone. Città in cui dunque si è costretti ad avere davanti gli occhi questi simboli del passato, che pure potrebbero significare sviluppo ed invece sono li a ricordarci chi siamo stati senza possibilità di raccontare chi potremmo essere…

Daniele Elpidio Iadicicco

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