Luigi dei Medici a Gaeta

Gaeta e i Medici, parte 3

Non tutti sanno che un ramo della grande famiglia Medici di Firenze mise le sue radici ad Ottaviano. Bernadetto de Medici, figlio di Ottaviano, nel XVI secolo acquistò per 50.000 ducati il feudo di Ottajano divenendo a tutti gli effetti membro della nobiltà napoletana. Un altro figlio di Ottaviano fu Alessandro, poi divenuto papa Leone XI. E’ per questo che nello stemma dei Medici di Ottaviano, gli unici la cui discendenza arriva sino ai nostri giorni, è presente il gonfalone pontificio d’oro. Uno dei discendenti di questo ramo fu Luigi, figlio secondogenito di Michele Principe di Ottajano. Luigi (1759-1830) divenne un gran giurista a Napoli e ricopri le più alte cariche politiche all’interno del Regno delle Due Sicilie. Reggente della Gran Corte della Vicaria, carica con la quale guidò la Polizia Urbana e la Corte Criminale; “Primo accademico protettore” dell’Accademia di chimica e matematica fondata nel 1790, Ministro degli affari esteri; Ministro delle finanze ed infine per due volte Presidente del consiglio dei ministri (1816-20) (1822-1830). Prima di divenire ministro, nel generale clima di sospetto nei momenti che precedettero la nascita della Repubblica, nel 1795, fu accusato di essere un agitatore e giacobino. La sola accusa gli apri il carcere di Gaeta. Nella sua difesa, redatta appunto dal carcere a Gaeta, si adoperò per smentire ogni accusa. L’incubò fino solo tre anni dopo nel 1798.

Lo stemma dei Medici di Ottajano

A Gaeta il De Medici conduceva una vita tranquilla. Frequentava molto la Santa Messa e si confessava spesso. Passava il tempo parlando di ideali politici e di sviluppo, trattando temi come la libertà, l’uguaglianza, la sicurezza individuale. Alcuni però lo accusarono di non tenere così a conto questi ideali quando poi fu al potere. A muovere queste accuse anche la sorella Caterina, Marchesa di San Marco, molto confidente della Regina che si era adoperata non poco per fargli fare carriera. Nel periodo di prigionia a Gaeta aveva smosso monti e pagato “più oro di quello che pesava” per favorirne la scarcerazione. La stessa in quel periodo fu allontanata da palazzo Reale per non farle esercitare alcuna pressione sulla Regina a favore del fratello. Rimangono comunque del periodo del carcere molti memoriali e scritti da De Medici, soprattutto per argomentare la sua difesa. Finito questo periodo e tornato alla carica in politica con i Borbone nelle due esperienze “francesi” fu tutte e due le volte arrestato e condotto in carcere per essere comunque uno scomodo avversario politico fedele al Re.

Daniele Elipidio Iadicicco

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