di Daniele E. Iadicicco
La piccola Chiesa della Madonna di Ponza a Formia, cela una storia ricca e gloriosa, affatto conosciuta dalla popolazione locale.
1 Il NOME– Il primo errore è nel nome e sul titolo. Non di Chiesa semplice si tratta ma di Santuario, ed il nome corretto è “Santa Maria di Ponza”. L’antico monastero ponzese manteneva questo nome, come pure oggi sull’Isola permane il quartiere di “Santa Maria”. Il nome più antico proverebbe però da Zannone, conosciuta anticamente proprio con Isola di Santa Maria. Di conseguenza non è corretto passare da “Santa Maria” a “Madonna” come spesso avviene in luoghi di culto
2 LA FUGA A MOLA – Per tradizione si racconta che i monaci cistercensi abbandonarono l’Isola di Ponza per i continui saccheggi pirateschi. Questo non è del tutto falso ma, come raccontano molteplici fonti storiche, nel 1456 a seguito delle diatribe tra il Papa ed il Re di Napoli, quest’ultimo conquistata l’Isola, da sempre dominio pontificio, intimò a Monaci ed amministratori di abbandonarla immediatamente portando con loro tutto quel che volevano. Da qui alcuni monaci decisero di edificare il Monastero a Mola di Gaeta, portando con loro l’antico quadro, oggi visibile presso la Chiesa di San Giovanni.
3 LO STEMMA DELLA CHIESA – Il Santuario ha un suo stemma, come ricordano diversi testi antichi, tra cui la “Monografia per le isole del gruppo Ponziano” di G. Tricoli del 1855. Per sugellare lo splendore e l’antica influenza del Santuario, anche alcuni Vescovi nominati tra i cistercensi ponzesi, vollero adottare nel loro stemma quello antico dell’abbazia.
4 LO STEMMA DEI FARNESE – Il Papa costituì una commenda legata ai beni dei cistercensi che contavano proprietà e benefici cospicui. Basti pensare che nel XIII secolo anche il Monastero di Sant’Angelo a Gaeta era sotto loro dominio. L’ultimo di questi fu il Cardinale Alessandro Farnese (1520–1589). Questi fissò un suo stemma fuori i beni commendatari, e riuscì a trasferire quei beni alla sua famiglia. Finiti i Farnese, come noto, tutta l’eredità farnesiana passò a Carlo di Borbone che, divenuto Re di Napoli, si trovò nel possesso anche della Chiesa di Mola e dei suoi beni. Nonostante la Chiesa sia stata ricostruita, ancora oggi possiamo ammirare lo stemma dei Farnese sul portale del Santuario che, di conseguenza, può dirsi lo stemma in marmo originale più antico presente a Formia.
5 IL CIMITERO – Fu Carlo di Borbone, o fattivamente suo figlio Re Ferdinando, a concedere “Madonna di Ponza” alla confraternita dell’Immacolata concezione di Mola. Questa confraternita, ancora oggi esistente a Formia, la usò per decenni come cimitero per i propri confratelli. Fu dunque il Santuario anche luogo di sepoltura. A suffragio, basti notare l’atto di morte del caporale Giovanni Pietro Coderois, del I° reggimento Svizzero, morto nel 1811 e seppellito secondo gli archivi (parrocchiale e civile), proprio presso Madonna di Ponza. La confraternita in alcuni atti di supplica di inizi 900 chiede al Vescovo di potersi veder riassegnata la Chiesa.
La Chiesa fu riaperta al moderno culto nel 1981 da Don Carmine Ciccolella che provvide con raccolte di fondi, di cui si caricò spesso in prima persona, a recuperarla dopo 38 anni di abbandono. Il 6 ottobre del 2008 l’Arcivescovo Fabio Bernardo d’Onorio la elevò a Santuario. Nel 2022 il Santuario è stato arricchito da un magnifico portone in bronzo opera del maestro Gerardo De Meo che, nel 1981 aveva pure provveduto al restauro dell’antico quadro cistercense.