L’infausto destino del soldato Capolino

Era nato a Castellone, si chiamava Vincenzo Capolino ed era figlio di Giovanni (marinaro) e di Faustina Scipione. Vincenzo si arruolò molto giovane e finì a ricoprire il ruolo di cannoniere in Marina per l’esercitò di Sua Maestà Francesco II di Borbone. Un ruolo di spessore e di onore quello di difendere la propria Patria ma evidentemente svolta nel momento storico più sbagliato possibile.

Nel 1860 il risorgimento inizia a scrivere la propria storia e la Nazione Napolitana si riduce a difendersi tra gli spalti di Gaeta.

Il destino del povero Vincenzo è davvero infausto destinato a cannoneggiare contro il nemico, ha come bersaglio la natia Formia, dove con tutta probabilità viveva il padre e la madre oltre che il resto della sua famiglia.

L’unica consolazione che abbiamo rispetto alla sua memoria è che l’esercito napoletano non aveva cannoni in grado di raggiungere Formia a differenza dei piemontesi che da Mola e Castellone riuscivano benissimo a raggiungere Gaeta con i famosi cannoni rigati cavalli.

Il 27 Dicembre il Ten. Afan De Rivera, anche lui conterraneo,  riuscì a produrre artigianalmente due cannoni rigati per rispondere al fuoco. Molto probabilmente il nostro  Vincenzo non ebbe modo di usarli. Alle 4 di pomeriggio infatti Vincenzo morì presso l’ospedale miliare, aveva solo ventisette anni. I testimoni del decesso sono Raffaele Sasso, cuoco e Saverio Aversano, infermiere, entrambi di Gaeta. Vista l’incapacità dei testimoni di firmare provvide il decurione Porcellati, vicario del Sindaco.

Dopo la morte, come tutti i suoi compagni, ad attenderlo c’è stato l’oblio. Speriamo che in futuro si possa ricordare con più serenità il suo sacrificio e quelli di tutti quelli che per difendere la Patria morirono per essere dimenticati.

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