Apertura dimore storiche: un disastro

La Regione Lazio propone nei suoi piani di sviluppo di continuo bandi e progetti per la valorizzazione storica e culturale del patrimonio storico. Il valore in termini economici di questi progetti è davvero rilevante. Questa grande mole di soldi pubblici dovrebbe essere giustificata dallo sviluppo del territorio in settori strategini e la crescita degli stessi in termini di innovazione ed offerta.

Uno di questi progetti è “Dimore storiche” che mira a mettere in rete tutte quelle location di solito chiuse, o sino ad ora poco valorizzate per offrire dei percorsi alternativi ed arricchire l’offerta delle città laziali di nuove attrazioni turistiche. Il progetto però appare poco chiaro e di difficile gestione. Le location potevano essere proposte infatti da chiunque: privati, enti, associazioni. Creando nella stessa città offerte che partivano da sggetti diversi.

Gli enti comunali e le associazioni che gestiscono i patrimoni pubblici, maggiormente interessati al progetto, in molti casi si sono guardati bene di approfittare di questa occasione ed hanno pensato e più comodamente di inserire le location standard cittadine. Senza badare minimamente alla mission di questo progetto.

Se a Gaeta quindi si propone come dimora storica la “Batteria favorita”, A Minturno addirittura si offre la visita allo stabilimenti industrale SIECI.

La maglia nera spetta però a Formia. La provincia di Latina offre ben 24 destinazioni, la città di Formia ne rappresenta quasi la metà con 10 mete proposte. Una città quella di Formia che poteva fare di questa proposta turistica un innovativa messa a sisteme di dimore storiche presenti in città, anche se ovviamente di propietà di soggetti diversi.

Occorreva lavorare, coinvolgere, pianificare visite e mettere a sistema. Di certo operazione troppo faticosa. Formia avrebbe potuto contare ad esempio su dimore storiche come: la reale Villa di Caposele, Villa Caracciolo, Villa Sordi, Villa Patroni Griffi, Villa De Francisci sino all’Albego Miramare dimora storica per eccellenza per essere appartenuta ai Reali Savoia.

La scellerata scelta è stata invece rivolta a locarion come il cisternone romano, il teatro romano, la torre di Mola e quella di Castellone. Andando di fatto a stravolgere il progetto offrendo location che vengono già regolarmente aperte e che nulla hanno a che vedere con le dimore storiche.

La Regione quindi non ha fatto alcun controllo circa le candidature accettandole tutte.

Un uteriore proposta era stata fatta da un privato a Formia. Per la prima volta era stata proposta l’apertura del castello di Gianola. Unica forse reale Dimora Storica presente in elenco per aver visto sfilare propietari come il Duca di Traetto, il ministro Fedele sino ai Conti Pellegrini.

Il Castello è però gravato da alcune denunce per abuso edilizio. Lo stesso, insieme all’area circostante, è stato nei decenni stravolto e modificato sembra senza le necessarie autorizzazioni.

Il Comune di Formia, nella persona del Sindaco Villa, hanno fatto sentire la propria indignazione in Regione per aver ammesso un bene in evidente contrasto con il Comune per i presunti abusi compiuti.

Qui si è consumato davvero un disastro colposo in termini di comunicazione e gestione del territorio.

La regione aveva prima inserito il Castello di Gianola tra le mete aperte. Molti i turisti pronti a prenotare la visita essendo, come detto, l’unica meta proposta inusueta e rispondente davvero al bando. Alla denuncia del Sindaco di Formia Villa, la Regione ha immediatamente eliminato il Catsello tra le mete offerte. Grande la delusione di molti già organizzati per il 25 aprile, grande esultazione da parte di chi lo considerava uno sfregio alla legalità.

Il 25 aprile il Castello nonostante fuori dall’offerta regionale è stato aperto lo stesso lasciando nella confusione chi desiderava organizzarsi per vederlo. Grande la delusione del Sindaco Villa che sui social network dichiara : ” UN ABUSO NON È UNA BELLEZZA… “.

Unica cosa certa che oltre alla strumentalizzazione politica che ovviamente ne è scaturita abbiamo assistito ad un vero capolavoro della disorganizzazione e all’ennesima grande occasione persa per Formia di offrire una visione diversa di se.

 

 

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