Formia: la Chiesa di San Remigio

Spazio culturale a cura di Ass. Terraurunca

La chiesa ritrovata di San Remigio di Daniele Iadicicco

Ho avuto il piacere di essere accolto in una casa che da anni suscitava la mia curiosità. La villa di cui parliamo è la villa di San Remigio, nel quartiere che da essa prende il nome a Formia.

Questa magnifica dimora, da cui si gode uno splendido panorama sul golfo di Gaeta, è di proprietà dei Patroni Griffi, nobile famiglia aristocratica che da secoli custodisce un piccolo gioiello architettonico cittadino: la chiesa di San Remigio.

Per comprendere la storia di questa chiesa, fondata e costruita nel 1490, bisogna fare un piccolo excursus sulle famiglie che si sono succedute nel possesso della villa e chiesa di San Remigio. Tali cambi di proprietà sono avvenuti per eredità familiare e non per compravendita, questo particolare definisce anche l’attaccamento a questi luoghi da parte delle varie famiglie.

La prima famiglia di cui parliamo è quella degli Albito Piccolomini ( nella famiglia si era estinta già la famiglia Silverio Piccolomini). Il Cavalier Don Filippo Albito Piccolomini, sepolto nella sacrestia della chiesa insieme alla consorte (vedi foto), fu l’ultimo della sua famiglia a possedere la villa. Alla sua morte, non avendo questi eredi ( vedi foto), passo la proprietà della suddetta villa al Duca Paolo Gattola, suo nipote diretto ( Donna Eleonora d’Albito aveva sposato il Barone Gattola).

Don Filippo Piccolomini viene ricordato anche in un decreto  reale datato 1854:
“(N.° 1313. ) Decreto autorizzante la chiesa sotto il titolo di S.a Teresa nel comune di Castellone e Mola in Terra di lavoro ad accettare la pia donazione fatta in suo prò da D. Filippo Albito Piccolomini con atto fra vivi del 25 di novembre 1852 pel notaio Giuseppe Laracca ; con eseguirsi le condizioni e clausole espresse nel mentovato atto, e con doversi prendere notamento della donazione e degli obblighi annessivi nella platea della chiesa, salvo i dritti de’terzi. ( Napoli, 16 Settembre 1854.)”

Tale donazione è, forse, da inquadrare nel periodo del restauro della chiesa operato da Re Ferdinando II delle Due Sicilie, affidata al formiano Pasquale Mattej, del quale il nobiluomo formiano si è voluto  rendere compartecipe assieme al Re.
Riportiamo inoltre, anche la lettera ( vedi foto) del procuratore del Re che autorizza l’arcivescono di Gaeta nel 21 ottobre 1851 a ricevere tale donazione.  La famiglia Albito Piccolomini, viene ricordata anche nella chiesa di Santa Maria della Sorresca a Gaeta, in cui si trova una targa in marmo ( vedi foto) vicino all’altare dedicata alla nobile famiglia. Fù proprio questa famiglia ad erigere la Chiesa dopo un’apparizione della Madonna che, secondo la tradizione, avvenne in un deposito di “sorra” di proprietà della famiglia.

La famiglia Gattola, per eredità familiare, entrò dunque in possesso della villa. Tale famiglia non ha bisogno certo di presentazioni. Trasferitasi da Napoli, la si ricorda sin dal XI° secolo a Gaeta. Figura di massimo rilievo della famiglia fu Erasmo Gattola ( di cui ci siamo già occupati nell’articolo a lui dedicato http://www.terraurunca.com/cultura/personaggi/425-erasmo-gattola.html ), archivista eccellente dell’abbazia di Montecassino.
L’ultimo della famiglia fu Paolo Gattola de Martino II°, Duca di Roscigno e Sacco. Costui ebbe sei figlie femmine, ragion per cuì spezzo la successione maschile dei Gattola. Sua figlia Francesca, essendo stata designata quale erede del titolo di Baronessa di San-Barbato, sposò nel 1867 Felice Patroni Griffi, de’ Conti di Calvi.

Da questo momento, quindi, i possedimenti ed i titoli che furono dei Gattola passarono ai Conti Patroni Griffi ( il baronato di San-Barbato, il ducato di Roscigno e Sacco oltre che a varie proprietà immobiliari, tra cui anche la nostra chiesa).
La famiglia Patroni-Griffi nasce dall’unione della famiglia Patroni (di origine Toscana) e dai Griffi di Napoli ( famiglia di origine greca). Teodosio (Griffi) nel VII sec., sposò la sorella dell’imperatore Costantino, Irenea. I Patroni-Griffi essendo Conti di Calvi, portarono a Gaeta, nella cattedrale di Sant’Erasmo, le reliquie del patrono della loro città, San Casto.

Ed eccoci arrivati ad oggi, colui che mi ha invitato nella sua dimora è il Duca Massimo Patroni Griffi, capo del casato e proprietario attuale della villa e della chiesa.

Di Don Massimo Patroni Griffi ci siamo già occupati recentemente per le sue attività artistiche ( http://www.terraurunca.com/cultura/personaggi/558-massimo-patroni-griffi.html).

La chiesa oggi è gravata dal peso dei secoli e dalle diverse guerre che l’hanno provata nella struttura e negli interni. Dovrebbe altresì essere presa in considerazione l’idea di intervenire per il restauro della stessa. Ritrovando almeno in parte il suo antico splendore la chiesa potrebbe essere riaperta al culto, arricchendo il patrimonio architetonico-storico della città. 
All’interno della chiesa sono ancora visibili tracce di affreschi floreali sulle pareti, un quadro raffigurante il Santo e sull’altare la teca con la Sua Santa Reliquia. La chiesa presenta una navata unica. Nel 1750 la Chiesa fu rammodernata, furono aggiunte le volte ad unghia e la Chiesa fu dotata di un nuovo altare. Anche la facciata fu riadattata secondo i gusti del tempo.
Fino al 1849 l’annuale processione che nella terza domenica di quaresima si muoveva dalla parrocchia di Sant’Erasmo a Formia  al Santuario della SS.Trinità ( montagna spaccata) di Gaeta, veniva fatta passare proprio per la chiesa di San Remigio. Qui, infatti, si usava fare la prima sosta del cammino devozionale.

Con il permesso del Duca pubblichiamo alcuni scatti che, meglio di qualsiasi descrizione, ci danno una visione globale della chiesa di San Remigio. 
Ringraziamo ancora il Duca Massimo, augurandoci di poter ritornare in questo piccolo angolo dimenticato, magari con speranze per la sua restaurazione.

 Tomba Cav. Albito Piccolomini (interno sacrestia chiesa)

Quadro di San Remigio

Il Duca Don Massimo Patroni Griffi ci mostra l’interno della Chiesa

Interno Chiesa San Remigio

Altare

Particolare dell’Altare con Croce del Sacro ordine militare costantiniano di San Giorgio

Tomba della baronessa di S.Barbato, nonna del Duca Massimo. (interno sacrestia chiesa)

Lettera del procuratore del Re al vescovo di Gaeta per autorizzare e ratificare la donazione fatta dal Cav Albito Piccolomini alla chiesa di Santa Teresa in Formia

Targa dedicata alla famiglia Albito Piccolomini nella chiesa di Santa Maria della Sorresca a Gaeta

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