Mola ed i suoi mulini, dal 700 ad oggi

di Daniele Elpidio Iadicicco

Il Borgo di Mola, nato sulle ceneri della romana Hormiae, prendeva il suo nome dai tanti mulini presenti in città. Le copiose sorgenti d’acqua favorivano la nascita di tali attività. La presenza della Via Appia ne accresceva il potere commerciale strategico.

Nella metà del 700 erano moltissime le famiglie che lavoravamo attorno alla produzione della farina. Il borgo, centrale pure rispetto alle tante attività collinari e montanare, permetteva lo stoccaggio del grano, la trasformazione e la vendita dei farinacei. Grazie al catasto onciario cittadino (voluto da Re Carlo di Borbone e compilato nel Golfo attorno al 1750) possiamo fornire una fotografia straordinaria dell’epoca. Ovviamente una distinzione c’è da fare rispetto alla proprietà ed ai lavoratori. Le famiglie di “molinari” non erano quasi mai proprietarie del mulino. Questi erano nelle mani delle famiglie nobili o notabili del paese.

I principali mulini di Mola erano di fatti di proprietà di poche famiglie, tra cui:

  • Benedetto Sievo, aveva un molino nel luogo detto la Porta della Spiaggia;
  • Gianandrea Centola, possedeva un mulino nel luogo detto “Capo di Selce”;
  • Tommaso Agresti, marito della Signora Grazia Vendittis, aveva il Mulino presso il “Monistero di S. Erasmo di Castellone” avuto da suo padre Francesco;

I molinari erano invece diversi:

  • Agostino Perrone, nato nel 1710 circa,  molinaro. Abitava “in mezzo la pubblica strada” ;
  • Erasmo Ciccomo, nato nel 1720 circa, marito di Rosa Menerella. Abitavano nel luogo detto il Ponte;
  • Francesco di Meo, pure detto “Ionna”, nato nel 1725 circa, marito di Sofia Palumbo. Abitavano nel luogo detto “la Porta degli Spagnoli”;
  • Giovanni Tambarice, nato nel 1720 circa, marito di Angela Zompito, abitavano nel luogo detto “la straponta” ( dovrebbe essere l’angolo attuale esistente tra Via A. Tosti e Via Tullia);
  • Geronimo Carta, nato nel del 1695, circa marito di  Colomba Fotunata, in attività assieme ai figli, anch’essi molinari: Anastasio e Giovanni. La famiglia Carta abitava nel luogo detto “la Porta delli Spagnoli”;
  • Gioacchino Di Nucci, di Domenico, nato nel 1600 circa. Abitava iN casa propria di fronte la Chiesa di S. Giovanni (Via A. Tosti, affianco alla Torre);
  • Lorenzo Ciarnella, nato nel 1730 circa, marito di  Marta Ciarnella e figlio di Teresa Perrone. Abitavano nel luogo detto la Piazzetta;
  • Luca Fico, nato nel 1720 circa, marito di Tranquilla di Lorenzo. Abitavano nel luogo detto “ponte di Mola”;
  • Agostino Perrone, nato nel 1710 circa;
  • Clemente Supino, nato nel 1705 circa, marito di Rosa Valerio. Abitavano nel luogo detto “Capo di Selce”;
  • Erasmo Ciccomo, marito di Rosa Menerella. Abitavano nel luogo detto “il Ponte”.

Curiosi inoltre due casi di altre famiglie di molinari. Il primo è quello di “Domenico Santo”. Il capo famiglia risulta essere impegnato come “regio cassiero della sbarra di Mola”. Mola aveva sempre avuto una dogana autonoma di seconda classe, sita nel palazzo De Meo difronte la Torre di Mola. Il resto della famiglia di Domenico risulta però essere dedita all’arte dei molini. Sua moglie era Porzia Pompa. I figli, molinatori, erano: Giuseppe e Francesco. Abitavano in una casa, con magazzino, nel luogo detto “in mezzo Mola”.

Altro caso molto curioso è quello dell’ appena quindicenne (nel 1750) Nicola Venerella. Nonostante la giovanissima età, possiede già dei pezzi di terra ed è “garzone molinaro”. Abitava solo presso il molino dove lavorava a Mola.

Assieme a questi mulini molti erano i “depositi” atti ad accogliere la grande quantità di grano che arrivava pronto per essere macinato. Nell’antica Chiesa di San Nicola (più o meno presso l’attuale Via Majorino) vi era un grosso deposito o “grancia” dell’Annunziata di Gaeta. Il Palazzo dei Treglia, nell’attuale Piazza Risorgimento, oltre che da stazione daziaria ha servito come grande deposito di grano sino al 900. I piani sotterranei del palazzo, voluti dal possidente Pasquale Treglia ( non per nulla nominato Pasquale “farina” ) fungevano da silos di grano. I carri potevano, direttamente dal piano strada, scaricare attraverso delle griglie il grano nei sotterranei. Anche la famiglia Marciano ebbe depositi e commerci di farine sino al 900 a Mola.

La produzione di farina ha favorito ovviamente l’inizio delle attività di produzione di pasta che nel 1800 si sono molto diffuse (Salvatore Sognamillo il patrigno di Pasquale Mattej, ad esempio, era “maccaronaro” ) fino alle esperienze industriali del 1900 con la famiglia Paone, Aprea ed altre.

Città:,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *