Cassino e la Strage d’ Agosto

di Daniele Epidio Iadicicco

L’anno è il 1861. L’unità d’Italia appena portata a casa. Il ferragosto di quell’anno deve essere stato davvero caldo. Anzi Caldissimo.

Ad una sacca di “delinquenti, assassini, provocatori e ladri” proprio non va giù questa unità. Essì forse è meglio provvedere e come canta Bennato nella sua canzone “Ninco Nanco .. DEVE MORIRE perché se campa potesse parlare, e se parlasse potesse dire qualcosa di meridionale”.

Quei delinquenti altri non erano che contadini, operai, soldati che volevano difendere casa loro da quelli che consideravano degli invasori. Da un popolo dominatore che iniziava a far sentire la sua voce pesante, con tasse, obblighi ed espropri di terre. E così tutti i Ninco Nanco dovevano morire per soffocare quella voce meridionale fatta di ribellione e resistenza, presto derubricata a Brigantaggio.

Succede così che il 19 di Agosto a San Pietro Infine (CE) i Soldati della nuova Italia arrestano un manipolo di briganti. Uno scontro crudo. Il gruppo di Briganti da qualche giorno arrivati in Paese si erano dati a saccheggiare le case dei liberali e dei “collaborazionisti”. Tali azioni oltre che a finanziare la resistenza offrivano anche una prova di forza di questi briganti che in tal modo sfidavano ed attaccavano a viso aperto le nuove forze politiche costituite.

San Pietro Infine

Duro lo scontro, molti gli arresti ed anche un brigante morto in battaglia. Dopo quello scontro ed altri avvenuti in quei giorni i briganti delle Mainarde scelgono di passare il confine con lo Stato Pontificio ed unirsi al Generale Chiavone. Molti di loro arrestati in questi spostamenti ed in quei giorni di scontri. Tra loro anche uno dei capi della banda: Raffaele Carretti. Ex militare borbonico particolarmente audace e combattivo. Di qui tutte le cronache dell’epoca raccontano della fucilazione del Carretti da parte del maggiore Spinola dell’11° “fanteria”. Un morto dopo fatti, tutto sommato per l’epoca, molto ricorrenti (saccheggi, arrivo truppe, scontri ed arresti).

In alcuni altri brani più recenti i briganti catturati e fucilati salgono a quattro, compreso il Carretti.

Andando a cercare un raffronto documentale dei fatti si è scoperto che si chiuse quella questione con una piccola strage. A Cassino, FR (allora chiamata San Germano) il venticinque di agosto 1861 vengono registrati gli atti di morte per fucilazione di ben otto persone. A registrarli per carità cristiana il sacerdote Don Vincenzo Giangrande. Tutti fucilati il giorno prima alle ore 23. L’orario è assolutamente indicativo. Una prova inoppugnabile dell’accaduto. Nessun processo, nessun arresto e carcerazione. I ribelli sono stati catturati, portati nella vicina Cassino e ammazzati tutti sul momento.

Otto tra ex soldati, coloni e contadini. Riportiamo qui di seguito i nomi di quelli che morirono quel giorno:

Rocco Morrone di Cercio (!) Maggiore di anni 40
Arcangelo Venditto di Morrone di anni 18
Francesco Paranzini di anni 27
Tommaso Viola di Roccasecca di anni 45, colono proprietario
Pietro Russo di Prato contadino di 25 anni
Domenico Valente Santapolinare di anni 25 – Sebastiano Nardone di Campolattaro di anni 21

ed appunto l’unico ad essere ricordato sino ad oggi l’ex soldato borbonico

Raffaele Carretti di San Giorgio La Molara di anni 28

L’atto di morte di Raffaele Carretti

La foto in copertina è di repertorio. Non legata ai fatti.

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