L’esilio di Valentino Alonzi. Storia familiare dei “briganti” Chiavone

di Daniele Elpidio Iadicicco

Il 19 di giugno del 1825, nasce a Sora in Strada Cancello, Luigi Alonzi. Viene battezzato nella Chiesa di San Silvestro il giorno seguente. La madre è la trentaquattrenne Concetta Lucarelli, il padre è Gaetano Alonzi di anni 35.

Luigi Alonzi sarà conosciuto da tutti come il “brigante” Chiavone, soprannome di famiglia tramandando da diverse generazioni. Alonzi combatté nella sanguinosa guerra civile scoppiata al seguito dell’Unità d’Italia. Operando grazie a guerriglia ed attacchi improvvisi e fugaci, riuscì molte volte a far soccombere il nemico esercito piemontese “italiano”.
Fu da Re Francesco II di Borbone al Quirinale, in esilio, nominato “comandante in capo delle truppe del re delle due Sicilie”. Morì a Trisulti, da mano amica, il 28 giugno 1862. La sua epopea è ben nota alla storia e non ci soffermiamo in questa sede a raccontarla. Torniamo invece alla sua famiglia.


I genitori di Chiavone si sposarono a Sora il 3 Febbraio del 1810. Entrambi gli sposi abitavano in Strada Cancello ed entrambi avevano in presenza solo la madre, avendo già perso il padre.
Lo sposo Gaetano Croce Alonzo (nato il 14 ottobre 1790) era accompagnato da sua madre Angiola Lucarelli (nata nel 1770) vedova di Valentino Alonzo (del 1760 circa), la madre della sposa era Domenica Ferrari (nata nel 1790).

L’assenza del padre dello sposo, fornisce una notizia storica assolutamente inedita. Il padre di Gaetano, nonno di Luigi, era in famoso Valentino Alonzi, anch’egli ricordato come brigante Chiavone. Servì, come suo nipote, la monarchia Borbone al tempo delle invasioni napoleoniche. Fu sodale del “brigante” Gaetano Mammone sovente partecipò ad azioni coordinate dal Col. Michele Pezza alias Fra Diavolo.

Su Valentino Alonzi Chiavone non si sa moltissimo. Sappiamo che ad Aprile del 1799 fu nominato Comandante di “Isola Liri”. Nel 1801 sia Mammone (assieme ad i suoi fratelli) sia Alonzi furono arrestati dal Principe d’Assia Philippsthal, comandante della Piazza di Gaeta. Erano stati accusati di tradimento alla Corona. Valentino stava per fare la fine che avrebbe fatto suo nipote: ucciso da mani amiche.
Sia Mammone che i fratelli giunsero in prigione a Napoli, dove morirono (se ne salvò uno che venne arrestato molti anni dopo).

La dichiarazione del Parroco di Sora che testimonia l’esilio di Valentino Alonzi ad Alessandria della Paglia – Archivio di Stato di Frosinone

Di Valentino Alonzi, ricordato in alcune aree come ” IL GENERALE CON LE CIOCE” si scrisse che riuscì miracolosamente a fuggire dal Carcere di Gaeta. La verità mai scritta viene fuori dal processetto di matrimonio del figlio in cui si legge che sin dal 1801 (la data non si riesce bene a decifrare) Valentino Alonzi fu “trasportato per ordine del Governo ad Alessandria della Paglia”.
La sua assenza, si legge nel documento, è pubblicamente nota ed è stata confermata da lui stesso (Valentino) “di proprio pugno”.

Se fosse stato catturato nel 1801, come Mammone, sarebbe stato mandato a Napoli, è evidente che l’esilio forzato ad Alessandria (TO), il cui nome antico era appunto Alessandria della paglia, fu opera dei francesi che evidentemente Valentino continuò a combattere fino all’arresto (avvenuto quindi, per interpretare il documento, nel 1807 o 1809).

Fatto sta che un nuovo tassello si viene a comporre nella storia di quel periodo anche con un inedito provvedimento di esilio, mai registrato sino ad ora.

Fonti consultate: Archivio di Stato di Frosinone, Archivio di Stato di Caserta, Archivio centrale dello Stato, Fonti per la storia del brigantaggio postunitario; Il faro giornale politico, letterario, 1862; Il pungolo: giornale della sera. 1862; Allgemeine Zeitung München: 1862; Il vescovo-prefetto di Luigi Alonzi, 1998; L’Italia dei briganti di Giuseppe Pennacchia, 1998.

Città:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *