Francesco II ed il Castello sabaudo di Casanova

Francesco II di Borbone ( Napoli, 16 gennaio 1836 – Arco, 27 dicembre 1894) fu l’ultimo Re delle Due Sicilie. Figlio di Re Ferdinando II visse nel ricordo della madre, dal popolo chiamata Reginella Santa, la Beata Maria Cristina di Savoia. La Regina Maria Cristina morì circa due settimane dopo la nascita del figlio, esattamente il 31 di gennaio del 1836.

L’unione in matrimonio tra i Borbone ed i Savoia non era di certo una novità. Si cercava in definitiva di salvaguardare la pace tra gli Stati Italiani proprio con queste politiche matrimoniali. Maria Cristina di Savoia sposò Ferdinando II  il 21 novembre del 1832. La sposa era figlia di Vittorio Emanuele I, Re di Sardegna.

Alla morte di Maria Cristina di Savoia ovviamente Francesco ne divenne unico erede, essendo l’unico figlio che questa diede alla luce. Tra l’eredita personale della beata Maria Cristina, c’era la tenuta reale di Casanova presso Carmagnola, cittadina a trenta kilometri a sud di Torino.

La tenuta già Abbazia dedicata all’Assunzione di Maria Vergine e a San Michele di Casanova, fu voluta dall’ordine monacale cistercense, in seguito a una donazione dei Marchesi di Saluzzo, che lì rimase sino al XVI secolo, quando la corte Sabauda decise di entrarne in possesso divenendo Castello di Casanova. Le ragioni ufficiali furono i continui saccheggi che l’avevano spogliata dell’antico splendore.

Il primo a porvi la sua Residenza fu Vittorio Amedeo III di Savoia che lo trasformò in tenuta da caccia. Da qui la proprietà passa al principe Maurizio di Savoia, Duca di Monferrato. Quest’ultimo morto a soli trentasette anni cede la proprietà al fratello Re Vittorio Emanuele I.

Evidentemente essendo questa una proprietà privata del Re, e non un bene della corona, il Re poté cederla alla figlia Maria Cristina. La morte così inaspettata della Beata a soli 24 anni fa entrare a tutti gli effetti il piccolo Francesco, sin da subito, in piena proprietà di questa tenuta Reale Sabauda.

Per quanto famiglia allora in buon rapporto diplomatico e di legami parentali, per quanto bene privato, non doveva essere di facile gestione una tenuta enorme come quella di Casanova, tra l’altro a quasi novecento km di distanza da Napoli. In più pure per i Re di Sardegna con il passare degli anni non doveva risultare il massimo avere il figlio del Re di Napoli e futuro Re delle Due Sicilie come proprietario di uno dei gioielli di Casa Savoia.

Si aspettò la fine dell’anno 1856. Di li ad un mese Francesco, Duca di Calabria, sarebbe diventato maggiorenne. Si decise finalmente di vendere questa proprietà. Il Decreto fu firmato dalla Villa Reale di Caposele a Mola. In quel periodo la Famiglia reale napoletana abitava di fatto nel Golfo di Gaeta. Gaeta 13 novembre 1856, Ferdinando Re delle Due Sicilie in rappresentanza del figlio da mandato Don Giuseppe Canofari, incaricato di affari presso la Corte di Piemonte, di vendere a Vittorio Emanuele II per la somma di settecentoquarantamila (740.000) ducati la tenuta di Casanova. Secondo alcuni studi, anche se non scientificamente dimostrabili, un ducato di allora dovrebbe valere oggi circa 16 euro. Di conseguenza il Castello fu venduto per quasi 12 milioni di euro.

L’accordo iniziale era stato già formulato nel 1852, ma evidentemente si volle aspettare il compimento dei ventunesimo anno di età del giovane Francesco. Fatto sta che nessuna delle cronache attuali ne storiche riporta che Francesco di Borbone ebbe questa proprietà per vent’anni. Chissà se ci andò mai e chissà se la somma poi fu di fatto pagata a conclusione del contratto prima delle ostilità risorgimentali.

Nel 1868 Re Vittorio Emanuele II vendette l’intero patrimonio al Regio Economato Generale (ciò in seguito al trasferimento, nel 1865, della capitale da Torino a Firenze). Attualmente, le aree del monastero sono in gestione alla Casa di Spiritualità del Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione.

Daniele Elpidio Iadicicco

Fonti: Raccolta Reali Decreti del 1856; archeocarta.org; comune.carmagnola.to.it; monasteroabbazialedicasanova.it;

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