La massoneria di Formia e Gaeta: nomi e cognomi


La storia della Massoneria in Italia è ricca di ombre e retroscena più o meno intriganti che hanno sempre comunque incuriosito molti.

Il fenomeno ha preso piede in maniera corposa nella seconda metà del 1700. In questo periodo molti appartenenti alle classi sociali più alte vi aderirono, spesso senza neanche sapere per bene cosa comportasse questa loro affiliazione.

Fu così che nel Regno di Napoli molti notabili, nobili sino alla stessa Regina finirono coinvolti in logge più o meno segrete. La Regina Carolina, moglie di Re Ferdinando IV, arrivò ben presto a capire che lo spirito anticlericale e sovversivo di base di queste logge finirono per farle perdere il trono, e fu per questo che dopo la restaurazione post-napoleonica fu allontanata dalla corte di Napoli.

Nel Golfo di Gaeta furono molti i personaggi illustri ad essere coinvolti.

Il primo a trovare coinvolto pesantemente nella massoneria è l’abate di Sant’Erasmo a Castellone, Carlo Caracciolo dei principi di Pettoranello. Uomo di Chiesa odiato dagli ecclesiastici ma amato dalla Regina, che gli fece fare carriera. Fu a Formia tra il 1763 ed il 66. Fu in seguito promosso come “maestro di terzo grado” della massoneria, poi ancora Ispettore della gran loggia delle Due Sicilie. L’abate Carlo non si limitò ad essere massone ma fece anche proseliti a Formia. Fu così che introdusse alla massoneria anche il celleraio del cenobio di Sant’Erasmo, Giovanni Maria Castriota Scanderberg, secondogenito del Barone di San Demetrio, anch’egli dopo l’esperienza a Formia promosso ad Abate a Napoli.

Seppure in evidente antitesi con il ruolo anticlericale della massoneria ritroviamo affiliato anche il Parroco olivetano Gian Battista Terzi. Fu colui che, conosciuta a Formia la famiglia reale sabauda, in esilio a Gaeta, ne divenne padre spirituale. Seguì poi la piccola principessa Maria Cristina di Savoia prima alla corte di Torino, poi a Napoli quando divenne Regina, sposando Re Ferdinando II. Fu lui a dissuaderla nel diventare monaca ed a sposare il Sovrano delle Due Sicilie. Madre di Re Francesco II, Maria Cristina è stata da due anni proclamata beata dalla Chiesa Cristiana. E’ chiaro oggi però che da parroco di Castellone a Padre Spirituale della Regina un aiutino dalla massoneria potrebbe pure averlo avuto.

Restando ancora in pieno settecento non faceva certo mistero di essere un massone il Principe di Caposele, Carlo Ligny. Uomo erudito, dotto scrittore e avido collezionista di reperti archeologici. Fu da lui che la villa prima ed il porticciolo a Formia poi, prendono il nome “di Caposele”. Ospitò nella sua Villa scrittori, poeti, intellettuali, Re e Regine da tutta Europa. La stessa Villa divenne in seguito Villa Reale dei Borbone. La sua appartenenza alla Massoneria gli aprì le porte a favoritismi di ogni genere, soprattutto in epoca napoleonica.

Anche Gaeta fu patria di Massoni. Apparteneva alla nota loggia “della Vittoria” con il grado di “maestro di terzo grado” Nicola Spiriti. Nacque a Gaeta il 18 aprile del 1738. Era figlio di Erasmo, marchese di Montorio e della nobildonna Chiara Capuano. Le sue prime attività in massoneria partirono proprio a Gaeta.

Il più grande personaggio di Gaeta a fare carriera in massoneria fu però senz’altro l’avvocato e procuratore Salvatore Zizzi. Avviò il suo primo studio legale a Castellone, poi a Napoli. Entrò in massoneria nel 1769 nella loggia di Napoli e Sicilia dipendente dalla Gran Loggia d’Inghilterra.

Partecipò, tornato nel golfo, alla costituzione della prima Loggia di Gaeta, costituita nel 1771 come loggia affiliata alla nazionale Lo Zelo, delle Due Sicilie.

A Gaeta poi una lunga trafila sia di militari ufficiali che di detenuti illustri del Castello appartennero a logge massoniche. I militari entrarono sovente in contatto con le logge locali, intrecciando rapporti e tessendo trame di potere. Tra questi ricordiamo l’ufficiale svizzero Fridolin-Joseph de Tschoudy, membro della loggia “La Pace” all’oriente di Napoli, era comandante della piazza di Gaeta nel 1793.

La massoneria rimase in vita anche nel periodo borbonico post-restaurazione anche se in forma molto più segreta e con meno adepti. Senz’altro una nuova onda di adesioni fu registrata dopo l’unità d’Italia. A Formia, infatti, nasce la loggia “20 settembre”, attiva se pur formalmente, almeno sino al 1912. Fatto sta che durante la svolta a spinta anticlericale voluta dal gran maestro Ettore Ferrari, Formia vota a suo favore, risultando tra le poche in Italia ad essere per una linea così dura contro la Chiesa. Con il fascismo la massoneria è fuori legge. Nella clinica del Dottor Cusumano a Formia vengono mandati sia il massone Generale Cappello, e per un breve periodo prima di andare in esilio a Ponza, Domizio Torrigiani gran maestro del Grande Oriente d’Italia dal 1919 al 1925 (anche se la notizia è rivelata solo da pochissime biografie).

Chissà se oggi distanza di altri sessant’anni nel Golfo c’è ancora traccia della massoneria e se questa ancora intesse trame di potere nella penombra.

Daniele E. Iadicicco

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