1861 la Strage di Trivigno: un’infamia

Trivigno è un piccolo paese in provincia di Potenza. Seicento abitanti per un borgo ad appena 25 kilometri dal capoluogo.

Durante i moti reazionari che seguirono l’Unità d’Italia del 1860/61 le provincie lucane furono infiammate da una strenua resistenza. Autori delle sommosse contadini e semplici cittadini che bollati frettolosamente come “briganti” non volevano arrendersi all’inganno risorgimentale.

A buttare benzina sul fuoco nell’area c’erano i temibilissimi Carmine Crocco, con il suo abilissimo luogotenente Ninco Nanco. A completare il quadretto anche il supporto per un certo periodo del Generale Borjes.

Molti i paesi letteralmente cancellati dalle mappe. Le repressioni erano terribili ed ogni tentativo di rivolta veniva represso nel sangue. Il caso di Trivigno suscita però indignazione ancora oggi.

A seguito del sacco della città operato dal generale Borjès il 3 novembre 1861, per infiacchire il governo liberale e far insorgere il popolo, la risposta sabauda fu terribile. Occorre dire che l’assalto ed il sacco della città era stato particolarmente cruento tant’è che lo stesso Borjes aveva criticato l’operato di Crocco. Ma l’azione era servita per mettere in difficoltà i sabaudi.

La strategia di risposta fu quella di cercare di creare isolamento attorno alle figure più carismatiche, proprio comprendendo che le fila dei cosiddetti “briganti” si stavano ingrossando sempre di più. Fu proposto così, dopo aver fatto eseguire un primo rastrellamento e fatto fucilare alcuni prigionieri, di emanare un bando promettendo il perdono ai ricercati che si fossero presentati. Rientro dei contadini, impoverimento delle fila dei briganti, infiacchimento della rivoluzione gli obiettivi ufficiali di questa strategia.

Peccato che questa fu completamente disattesa. Dopo la pubblicazione del bando, sino al 3 dicembre si presentarono 28 ricercati. Con un colpo di mano i poveri contadini che con quel salvacondotto desideravano tornare dalle loro famiglie furono tutti uccisi. Uno spargimento di sangue ottenuto con l’inganno. I nomi di questi poveri e dimenticati contadini spuntano dai certificati originali di morte presenti nell’anagrafe di Trivigno. Tutti i seguenti nomi risultano morti in Trivigno il 5/12/1861 alle ore 17.

(ci si scusa se qualche nome può essere stato trascritto male)

Rocco Domenico Guarini, anni 60, contadino
Rocco Giuseppe Cavelli, anni 40, contadino
Michele Mazzone, anni 30, propietario
Domenico De Marco, anni 48, falegname
Rocco Innocenzio De Grazia, anni 33, muratore
Saverio Lenze, anni 22, contadino
Giovanni Marino, anni 37, contadino
Domenico Antonio Ungaro, anni 30, contadino
Giuseppe Angelo Casella, anni 22, contadino
Luigi Spinoso ,anni 18, ramaio
Giovanni Antonio De Rosa, anni 31
Rocco Antonio Laraia, anni 36, contadino
Antonio Fifitti, anni 20, ramaio
Luigi Antonio De Marco, anni 32,ramaio
Francesco Nicola Orga, anni 20, ferraro
Michele Venti, anni 46, contadino
Francesco Antonio De Grazia, anni 46, contadino
Rocco Romano, anni 42, contadino
Francesco Antonio Palumbo, anni 60, contadino
Giovanni Antonio Misaniello, anni 42, contadino
Rocco Vincenzo Olivieo, anni 39, contadino
Antonio de Vita, anni 38, contadino
Rocco Vincenzo Abbate, anni 18, contadino
Antonio Carilli, anni 27, pietraiolo
Giuseppe Passarella, anni 52, contadino
Michele de Grazia, anni 23, contadino
Angelantonio Coppola, anni 22, contadino
Pietro Allegretti, anni 41, contadino

Daniele E. Iadicicco

La Foto a corredo è di archivio non attinente all’articolo

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