Il brigante Garofalo

Pietro Garofalo di Selvacava (Fr) fu un brigante che sparse terrore in tutta “Terra di Lavoro” e, dopo vari conflitti a fuoco, il 2 maggio 1861 fu segnalato nei pressi del monastero di Sant’Onofrio di Campodimele.

Arrestato nei pressi di Falvaterra mentre cercava di oltrepassare il confine pontificio, lo ritroviamo di nuovo a Campodimele il 28 marzo 1869 insieme alla sua compagna, Mastrobattista Maria Luisa di Lenola, ospiti di Costantino Pecchia, un confidente del Sindaco di Itri Bonelli. La sera del 29 marzo, lo stesso Sindaco fece irruzione con i militi nell’abitazione campomelana di Pecchia e, dopo uno scontro a fuoco, Garofalo venne catturato. Non si ebbero vittime o feriti, l’unico a rimetterci fu solamente il Pecchia al quale il brigante Garofalo, benché immobilizzato, staccò il naso con un morso. E, oltre al danno… la beffa, il Pecchia fu arrestato per aver dato ospitalità ad un Brigante e non gli fu pagata la taglia di tremila lire che pendeva sulla testa di Garofalo. Il Sindaco Bonelli contestò tale provvedimento e presentò le sue dimissioni. Solo dopo l’intervento diretto del Generale Pallavicini, comandante delle truppe per la repressione del brigantaggio che fece scarcerare il Pecchia, il sindaco di Itri ritirò le sue dimissioni.Con questo episodio, si chiude nel territorio Aurunco l’epopea brigantesca post unitaria. Furono idealisti, legittimisti, patrioti o partigiani come vogliamo chiamarli, ma anche comuni malfattori e criminali. Resta il fatto che in quegli anni ci fu un imbarbarimento delle coscienze, frutto di una guerra civile scaturita da un’ invasione che, tramite una politica indiscriminata di repressione, sconvolse tutto il Sud dell’Italia. E fu così che la legge Pica, applicata dai piemontesi per la repressione del Brigantaggio, si rivelò un’ azione di pulizia etnica che causò circa 1.000.000 di morti e decine di paesi rasi al suolo.Solo dopo circa 10 anni il brigantaggio fu pressoché debellato ma le cause che lo generarono non furono certamente eliminate, di conseguenza una forma di brigantaggio sociale si mantenne in tutto l’ex Regno delle Due Sicilie e soprattutto in Calabria ed in Basilicata.L’impoverimento del sud a causa di un vero e proprio saccheggio a favore del nord, portò la gran parte della popolazione, ridotta in miseria e senza prospettive di miglioramento, ad un bivio in cui si doveva scegliere di diventare “O briganti, o emigranti”. Emigrò oltre il 30% dell’ intera popolazione dell’ ex Regno delle due Sicilie: 8 milioni di persone.

di Pierluigi Moschitti

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