Intervista all’Arcivescovo titolare di Formia

” Dev’essere stato proprio S. Erasmo a farmi assegnare la sede titolare di Formia! “

di Daniele Elpidio Iadicicco

Abbiamo intervistato SE Monsignor Orlando Antonini, Nunzio apostolico, nominato da Papa Giovanni Paolo II Arcivescovo titolare di Formia. Mons. Orlando Antonini è nato il 15 ottobre 1944 a Villa Sant’Angelo , provincia dell’Aquila. È stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1968. Il 25 marzo 1980 è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede. I suoi primi incarichi lo portarono in Bangladesh , Madagascar , Siria , Cile , Paesi Bassi e Francia . Lavorò anche a Roma presso la Segreteria di Stato. Il 24 luglio 1999 Papa Giovanni Paolo II lo ha nominato Arcivescovo titolare di Formia e Nunzio Apostolico sia in Zambia che in Malawi . Ha ricevuto la consacrazione episcopale dal cardinale Angelo Sodano l’11 settembre 1999. Papa Benedetto XVI lo ha nominato nunzio apostolico il 16 novembre 2005 in Paraguay, e l’8 agosto 2009 nunzio apostolico in Serbia .

  1. Eccellenza buon giorno e grazie per aver accettato questa intervista. Lei è stato nominato, nel 1999, Arcivescovo titolare di Formia. In molti non conoscono la differenza tra Vescovo e Vescovo titolare. Vuole spiegarci in breve quali sono le differenze sostanziali di questi titoli?

Si tratta di una pratica ecclesiale antica e tradizionale, approvata nei concili. I vescovi o arcivescovi titolari sono quei vescovi ai quali, ricoprendo loro full time incarichi importanti nella Chiesa, non si può o non si può ancora affidare la cura pastorale diretta di una diocesi (non si può per i capi Dicastero della Curia Romana e delle Conferenze Episcopali regionali o nazionali, o per i Nunzi Apostolici come me; non si può ancora per i vescovi ausiliari). Ma poiché ad ogni vescovo per norma canonica deve corrispondere una sede episcopale, viene loro assegnato il titolo di una diocesi che è esistita, come Formia, e per vicissitudini storiche non esiste più fisicamente. I titolari sono insigniti di tutte le prerogative episcopali; solo non hanno alcuna giurisdizione sulla Chiesa titolare. È in pratica un titolo-simbolo, per attribuire all’ecclesiastico nominato l’autorevolezza di cui ha bisogno per trattare efficacemente, anche a volte con le autorità pubbliche, l’incarico ecclesiale ricevuto. Nel 1999 quando io fui designato nunzio apostolico fui ben lieto di ricevere il titolo di Formia, disponibile quello stesso anno per la morte del nunzio apostolico in Francia, il compianto mons. Mario Tagliaferri, Nunziatura, quella di Parigi, della quale io ero stato Consigliere fino al 1995.

Il Mons. Antonini, Arcivescovo t. di Formia e Daniele E. Iadicicco, durante la festa del “Volto Santo” a Tagliacozzo
  • Lei è il terzo Arcivescovo titolare di Formia. La prima nomina fu fatta a SE. Carlo Allorio, già Vescovo di Pavia, nel 1968 a più di 1000 anni dall’ultimo Vescovo della diocesi di Formia. Ha avuto modo di conoscere la storia della Diocesi di cui è titolare?

Sia come nunzio apostolico (Zambia, Malawi, Paraguay e Serbia) e prima ancora nei 19 anni di tirocinio (Bangladesh, Madagascar, Siria, Cile, Olanda e Francia), la prima cosa che facevo anche prima di arrivare in sede era di leggermi il leggibile sulla geografia e soprattutto la storia, dall’inizio, dei Paesi a cui ero inviato a rappresentare il Papa sia presso le Chiese locali che presso i rispettivi Governi. Come è in fondo anche per la nostra conoscenza reciproca, occorre conoscere bene l’esperienza storica, politica, religiosa, culturale ed economico-sociale per capire la situazione umana, la forma mentis dell’oggi di un popolo. Ovviamente di Formia non ho approfondito la vicenda storica ed ecclesiale come ho fatto per i Paesi che mi erano stati affidati direttamente: interrogo piuttosto il vostro patrimonio artistico, perché spesso l’arte e l’architettura non sono altro che, a livello estetico, l’autobiografia storica, culturale, religiosa ed anche socio-economica di un popolo, di una comunità.   

Mons. Antonini con Papa Francesco
  • Ha avuto mai occasione di visitare la città di Formia?

Vi passai in pullmann negli anni Ottanta nel corso di una gita-pellegrinaggio parrocchiale alla montagna spaccata ed al cimitero di Gaeta, dove è sepolto un nostro caro paesano. Naturalmente quando ricevetti il titolo di Formia chiamai subito a telefono il vostro arcivescovo di allora; ma, dovendo io continuare all’estero ancora per un ventennio circa, anche se ogni anno tornavo in Italia per brevi periodi di riposo non si concretizzarono visite. Lietissimo che il vostro attuale Pastore mons. Vari molto gentilmente mi abbia aperto le porte di Formia appena ne avrò l’occasione. Lo farò volentieri, compatibilmente con la mia età e… i miei attuali impegni parrocchiali. Sì, cari: impegni parrocchiali. Ora che ho preferito ritirarmi nel mio paese di origine, un borgo fortemente terremotato nel 2009 ma immerso nel verde, e in attesa ancora della ricostruzione della mia abitazione, sto assicurando il servizio liturgico quotidiano e domenicale quale aiuto-parroco, non essendovi più, qui, dal 2020, un parroco residente.    

  • Il primo Vescovo di Formia, anche se non storicamente documentato, è stato Sant’Erasmo. La città ancora oggi venera questo Santo come suo Compatrono. Un’eredità dunque molto grande pesa sulla sua nomina. Ha avuto o ha una qualche influenza sul suo operato la testimonianza forte del martire Erasmo?

Dev’essere stato proprio S. Erasmo a farmi assegnare la sede titolare di Formia! Proprio vicino al mio paese di origine, su in montagna sorge un piccolo santuario dedicato a S. Erasmo. Qui lo stesso giorno vostro, il 2 giugno, lo si festeggia dalle varie comunità montane contornanti, che vi convergono per la celebrazione della S. Messa con le loro processioni, le loro croci e i loro stendardi. Nel 2021 fui invitato io stesso a presiedervi la Concelebrazione eucaristica e iniziai proprio così la mia omelia: «Sono molto lieto di essere con voi quest’anno per la festa di S. Erasmo, che riprendete subito dopo la forzata interruzione dell’anno scorso a causa di questo maledetto coronavirus mondiale. Ne sono lieto per due principali motivi. Uno perché negli anni scorsi ho rappresentato il Papa come suo Nunzio Apostolico in un Paese come la Serbia, dove tra il fiume Sava e il Danubio esistono ancora i resti proprio della città romana di Sirmium, ove S. Erasmo predicò il vangelo e convertì a Cristo migliaia di pagani. Oggi vi sorge la città di Sremska Mitrovica, che costituisce la sede della diocesi cattolica di Srijem. Secondo, perché io porto il titolo vescovile proprio di Formia, dove S. Erasmo rese la sua anima a Dio e le sue ossa riposarono fino al tempo delle invasioni saracene quando, dopo l’842, furono traslate a Gaeta».

  • Vuole inviare un messaggio, in questa occasione, a tutti i fedeli della Chiesa formiana?

Inviterei tutti a guardare proprio a S. Erasmo e alla sua testimonianza di fede. Nell’abbandono quasi in massa che dalla Chiesa si sta vedendo – si noti: l’apostasia è prevista dall’inizio, leggete S. Paolo in 2 Tessalonicesi 2,3  –, dobbiamo chiedergli di aiutarci a conservare e testimoniare la nostra fede. Del resto, chi si mette ad approfondirla trova che la ‘filosofia’ cristiana, i cui valori sono alla base della gran parte della grande civiltà occidentale, è la più equilibrata tra le religioni esistenti e chi la vive sul serio, ricaricandosi di spiritualità ed anche rispetto a chi è alieno da ogni religione, è gratificato di quello a cui stranamente vanno orientando anche le ricerche delle neuroscienze: vive più sereno ed è più forte nelle tribolazioni. A tutti un grande, affettuoso saluto!

Ringraziandola per la grande testimonianza non possiamo che augurarci di rivederLa a Formia in un prossimo futuro.

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